Alla fine, il tanto atteso obbligo di stipulare una polizza assicurativa contro i danni da calamità naturali e catastrofi è scattato solo in parte. Dal 1° aprile, come previsto, riguarda esclusivamente le grandi imprese.
Le piccole e medie imprese, insieme alle microimprese, beneficeranno invece di una “proroga differenziata”: rispettivamente di 6 e 10 mesi.
Prosegue così il tortuoso percorso, avviato oltre 15 mesi fa con la Legge di Bilancio 2024, per promuovere una cultura della prevenzione e accrescere la consapevolezza del rischio catastrofale nel tessuto produttivo nazionale.
«Una strada tutt’altro che lineare e, anzi, piuttosto accidentata – osserva Andrea Battista, Amministratore Delegato di Net Insurance –, che rivela uno scenario di relativa complessità delle imprese sul fronte della gestione del rischio catastrofale. Le compagnie assicurative e i loro intermediari sono dunque chiamati a un ruolo fondamentale di racconto dei prodotti e delle soluzioni ai clienti finali. Ma, ancora di più, di formazione e sensibilizzazione delle reti di vendita e di consulenza. Perché pensiamo che, almeno per una prima fase più o meno lunga, saranno in gran parte gli intermediari a contattare le aziende per proporre loro adeguate coperture assicurative, più che attendersi una domanda spontanea da parte delle aziende a oggi non assicurate».
Un prodotto di offerta, anche se obbligatorio
Uno scenario decisamente atipico rispetto ad altri obblighi assicurativi, solitamente trainati dalla domanda di mercato.
L’introduzione di un obbligo, per ora parziale, troverà infatti anche tra qualche mese una parte delle imprese ancora poco preparata sul tema.
«E per questo dobbiamo utilizzare il tempo a nostra disposizione per intervenire sul punto di contatto con le aziende – precisa Battista –, cioè le reti distributive e, in particolare, il canale bancario. Le banche, grazie alla loro capillarità sul territorio, possono giocare un ruolo decisivo nell’informare e sensibilizzare le imprese sulla protezione del proprio patrimonio, inserendola in una più ampia strategia di gestione del rischio. Una strategia che, oggi più che mai, deve includere anche la valutazione dell’esposizione ai rischi climatici delle aziende finanziate».
Variabilità geografica e temporale
L’importanza del tema non viene ovviamente solo dall’attenzione mediatica verso i disastri naturali, ma trova solide fondamenta nei dati e nelle statistiche internazionali.
E che segnalano un incremento significativo dei danni a carico del settore assicurativo.
«Dalle statistiche emergono due aspetti centrali da sottolineare – evidenzia Battista. Il primo è che la possibile gravità della situazione varia in base alle aree geografiche. Ci sono territori strutturalmente più esposti al rischio di altri, ad esempio.
Ma ci sono anche Paesi più avanti in termini di consapevolezza: in Francia, ad esempio, la copertura assicurativa è già in qualche forma obbligatoria da tempo. Il secondo aspetto importante per comprendere il rischio catastrofale è che parliamo di fenomeni intrinsecamente volatili.
Nel 2023 l’Italia ha registrato danni ingenti, mentre nel 2024 l’impatto è stato più contenuto. Ma in altri mercati abbiamo visto tendenze opposte. È proprio questa imprevedibilità a rendere evidente la necessità di una strategia strutturata nel medio-lungo periodo. Serve un lavoro capillare nella preparazione delle reti distributive – conclude Battista – per affrontare in modo proattivo uno scenario che, al di là delle fluttuazioni annuali, mostra una traiettoria inesorabilmente crescente».
Oltre un anno di lavori
Net Insurance si è attivata fin da subito per sviluppare una propria soluzione assicurativa dedicata alle imprese contro i rischi catastrofali, avviando i lavori già nei giorni successivi alla pubblicazione del decreto attuativo.
«Dal punto di vista progettuale ci siamo mossi immediatamente – racconta Battista – per studiare, analizzare e progettare queste garanzie. Offrivamo già un prodotto catastrofale rivolto al comparto famiglie. Le imprese presentano peculiarità e maggiore complessità, che ha richiesto intensa attività di ricerca e sviluppo, durata appunto più di un anno, per integrare tecnologie e definire procedure adeguate alla nuova offerta».
Due versioni, per banche e broker
Il risultato di questo lavoro è un prodotto pienamente compliant e disponibile sul mercato già dalla prima settimana di marzo, articolato in due versioni distinte: una pensata per il canale bancario e l’altra per i broker.
«Per le banche abbiamo lavorato per avere un’offerta semplice – continua Battista – in cui la tariffazione si basa esclusivamente sul codice di avviamento postale. È un prodotto assumibile e collocabile dunque con procedure semplificate, formulato a primo rischio assoluto e non a valore intero. Questo semplificherà anche il processo liquidativo. Abbiamo anche inserito delle garanzie opzionali, ad esempio per le merci. Vedremo che riscontro arriverà dal mercato per valutare eventuali aggiustamenti. La versione destinata ai broker condivide la stessa matrice tariffaria, ma presenta una struttura naturalmente più articolata. Qui entrano in gioco ulteriori variabili, come ad esempio il piano dell’edificio in cui è situata l’attività, l’anno di costruzione, il materiale di costruzione, per una valutazione del rischio più dettagliata».
L’importanza della gestione dei sinistri
Una importante fase di preparazione ha necessariamente riguardato tecnologie e procedure.
Perché i fenomeni catastrofali, per loro natura, colpiscono una moltitudine di famiglie e aziende, generando un elevato numero di sinistri da gestire contemporaneamente.
«Questo è uno snodo fondamentale, oggetto anche di una recente lettera al mercato della Vigilanza – evidenzia Battista. L’estate del 2023 ci ha insegnato molto, su questo fronte. E abbiamo potenziato e diversificato la rete dei periti, ad esempio, permettendone il movimento da una zona all’altra a seconda delle esigenze. Il buon funzionamento del sistema è fondamentale per la credibilità della partnership pubblico-privato. Il sinistro è parte integrante della promessa assicurativa, ma questi meccanismi possono restare sulla carta per molto tempo fino al momento della prova reale. Infine, anche la velocità di liquidazione deve essere tale da dimostrare il vantaggio di coinvolgere il settore privato, rispetto alle normali tempistiche di quello pubblico».
L’impresa e il territorio
L’anticipo della liquidazione, effettuato entro 30 giorni, nasce con un obiettivo preciso: offrire un sostegno tempestivo alle imprese colpite da eventi catastrofali, permettendo loro di avviare rapidamente il ritorno all’operatività.
«Questa componente del prodotto potrebbe essere rinforzata in futuro – anticipa Battista – sulla base del riscontro che riceveremo dal mercato e in relazione alle proposte messe in campo da altri operatori assicurativi. Non c’è dubbio che la continuità operativa delle imprese colpite abbia un impatto sociale ed economico. Il danno diretto all’impresa, infatti, rischia di tradursi immediatamente in perdita di posti di lavoro per i dipendenti coinvolti. A cascata, possono emergere criticità occupazionali sull’intero territorio colpito dall’evento. E le conseguenze si amplificano lungo tutta la filiera, specie in un tessuto produttivo come quello italiano, in cui molte PMI svolgono ruoli essenziali per comparti strategici dell’economia nazionale.
Ecco perché – chiarisce Battista – non si può presentare la polizza catastrofale come un mero obbligo formale o addirittura una nuova tassa. Gli intermediari hanno a disposizione solidi argomenti economici e sociali per raccontare il valore reale di questa copertura».
Il confronto con le imprese
Per le banche, in particolare, la sfida si presenta complessa. Perché andranno probabilmente a lavorare su imprese non assicurate, spesso ignare della novità normativa.
«Il grado di copertura assicurativa scende al diminuire delle dimensioni aziendali – conclude Battista. Le banche e gli altri intermediari sono chiamati a svolgere un lavoro capillare e complesso, ma con una valenza sistemica enorme per la protezione del sistema produttivo. Anche per questo, non penso che i canali digitali svolgeranno un ruolo significativo, specie in una prima fase. Il tema va oltre i confini della singola impresa e ha bisogno di essere compreso e raccontato al cliente. Specie se, come pare dalle norme, per le imprese non assicurate sarà escluso l’accesso a eventuali stanziamenti pubblici».
Il rischio catastrofale in numeri
Nei primi nove mesi del 2024, in Italia si sono verificati circa 2mila eventi climatici estremi (Fonte: Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche).
L’Emilia-Romagna è stata la regione più colpita, seguita da Lombardia, Sicilia e Veneto (Fonte: Osservatorio Città Clima di Legambiente).
A metà 2024 era assicurato contro le catastrofi naturali:
- il 6% delle abitazioni;
- il 5% delle imprese.
Nel 2023 le compagnie assicurative, a livello globale, hanno compensato sinistri legati a catastrofi naturali per quasi 100 miliardi di euro. Poco più di 6 miliardi in Italia.
Il patrimonio assicurabile delle imprese italiane soggette all’obbligo è di circa 4mila miliardi di euro. La perdita attesa annua per il settore assicurativo è di quasi 2 miliardi per rischi legati a terremoti e alluvioni (Fonte: ANIA).
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di aprile 2025 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.