Dopo l’allarme lanciato da Mario Monti sulla sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), Sergio Cobello, Presidente di Assoprevidenza, richiama l’attenzione sulla necessità di creare un welfare integrato. In cui l’assistenza complementare integrata potrà sostenere il sistema sanitario italianoAssistenza complementare: è questa la risposta di Sergio Cobello, Presidente di Assoprevidenza, all’intervento del premier Mario Monti sul “rischio sostenibilità” del Sistema Sanitario Nazionale.
L’Italia, chiamata a ridurre il debito, non può certo aumentare l’incidenza sulla spesa sociale, che oggi rappresenta circa il 30% del PIL italiano. Ma la domanda di risorse per finanziare sanità, assistenza, lavoro e sostegno alle famiglie è in decisa crescita, soprattutto considerando l’aumento dell’aspettativa di vita degli italiani e la quantità di persone anziane presenti nella penisola: nel 2011 si registravano 144,5 anziani ogni 100 giovani. Un rapporto che tenderà a salire, secondo le stime dell’Istat: nel 2030 attiveremo a 205,3 anziani su 100 giovani.
Naturalmente, l’invecchiamento della popolazione comporterà anche un aumento della domanda di sanità, una richiesta che già oggi fatica a trovare una risposta per tutti: nell’ultimo anno oltre 2,4 milioni di persone non hanno potuto accedere a prestazioni sanitarie per ragioni economiche (fonte, Censis).
Inoltre, la componente di spesa sanitaria privata oggi è particolarmente rilevante (oltre 30 miliardi di euro, pari a circa il 23% del totale) ed è sostenuta in larga parte direttamente dai cittadini (82%), mentre il 13,9% è veicolato dai fondi sanitari integrativi e il 3,7% dalle assicurazioni private ramo malattia e ramo vita.
“La sanità pubblica ha un assoluto bisogno di assistenza complementare, afferma Sergio Cobello, Presidente di Assoprevidenza. In questa prospettiva va rapidamente avviato un nuovo modello di welfare ‘integrato’, con la convergenza nell'ambito di un unico soggetto giuridico di prestazioni pensionistiche complementari, integrative sanitarie e coperture dei rischi legati all'inabilità, spesso dipendente dalla senescenza, attraverso un'offerta diffusa di coperture di Long Term Care”.
L’Italia, chiamata a ridurre il debito, non può certo aumentare l’incidenza sulla spesa sociale, che oggi rappresenta circa il 30% del PIL italiano. Ma la domanda di risorse per finanziare sanità, assistenza, lavoro e sostegno alle famiglie è in decisa crescita, soprattutto considerando l’aumento dell’aspettativa di vita degli italiani e la quantità di persone anziane presenti nella penisola: nel 2011 si registravano 144,5 anziani ogni 100 giovani. Un rapporto che tenderà a salire, secondo le stime dell’Istat: nel 2030 attiveremo a 205,3 anziani su 100 giovani.
Naturalmente, l’invecchiamento della popolazione comporterà anche un aumento della domanda di sanità, una richiesta che già oggi fatica a trovare una risposta per tutti: nell’ultimo anno oltre 2,4 milioni di persone non hanno potuto accedere a prestazioni sanitarie per ragioni economiche (fonte, Censis).
Inoltre, la componente di spesa sanitaria privata oggi è particolarmente rilevante (oltre 30 miliardi di euro, pari a circa il 23% del totale) ed è sostenuta in larga parte direttamente dai cittadini (82%), mentre il 13,9% è veicolato dai fondi sanitari integrativi e il 3,7% dalle assicurazioni private ramo malattia e ramo vita.
“La sanità pubblica ha un assoluto bisogno di assistenza complementare, afferma Sergio Cobello, Presidente di Assoprevidenza. In questa prospettiva va rapidamente avviato un nuovo modello di welfare ‘integrato’, con la convergenza nell'ambito di un unico soggetto giuridico di prestazioni pensionistiche complementari, integrative sanitarie e coperture dei rischi legati all'inabilità, spesso dipendente dalla senescenza, attraverso un'offerta diffusa di coperture di Long Term Care”.
Image courtesy of Grant Cochrane / FreeDigitalPhotos.net
