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Così la Twin Bank può imparare dal futuro

Così la Twin Bank può imparare dal futuro

Massimiliano Colangelo, Financial Services Lead di Accenture Italia

Tecnologia e sostenibilità sono i due driver che stanno guidando la crescita e la trasformazione di tutti i settori industriali. Per il banking, Accenture parla di “twin transformation”, una evoluzione che combina entrambi gli elementi. Una sinergia, non una somma.

Due temi ancora distanti

Che le aziende abbiano compreso il cambiamento in atto è evidente, come raccontato da Massimiliano Colangelo, Financial Services Lead di Accenture Italia, al Fintech Day del Sole 24 Ore. Nelle earning calls delle aziende europee le espressioni “tecnologia” e “sostenibilità” ricorrono sempre più spesso. Ma come driver indipendenti e separati. Solo in una minoranza di casi, davvero ancora esigua (meno del 10%), le aziende individuano esplicitamente la sinergia tra questi due fattori come un elemento strategico.

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Cosa vuol dire “imparare dal futuro”

In questa trasformazione è fondamentale individuare il giusto modello di collaborazione con le FinTech, secondo un approccio che Accenture definisce “imparare dal futuro”, cioè decidere che tipo di banca si vuole essere e impostare le azioni per diventarlo. Ad esempio, collaborando con partner e terze parti. D’altronde, i tempi sono ormai maturi per una collaboration con le realtà più innovative: ormai è difficile vedere nel FinTech una minaccia agli incumbent. Le opportunità di lavorare insieme per innovare rapidamente i servizi offerti alla clientela finale sono chiare a tutti.

Ma quale è il percorso con cui la banca può aprirsi alla collaborazione? Accenture individua tre step da completarsi entro il 2025:

  • la costruzione di una piattaforma aperta, un passo indispensabile dal punto di vista tecnologico e di visione strategica per liberare il potenziale del FinTech;
  • lo sviluppo di nuovi servizi innovativi, mirati e focalizzati, facendo leva proprio sulla piattaforma open;
  • l’attivazione di nuovi modelli di business adattativi, che superano il perimetro del business tradizionale: qui l’approccio si fa a tutto tondo e permette alla banca di generare nuova redditività intercettando i bisogni dei clienti in modi innovativi.

Ma che cosa è il business adattativo?

Il concetto di business adattativo merita certamente un approfondimento. Perché è diretta conseguenza della cosiddetta rivoluzione del FinTech: startup e nuovi servizi hanno spacchettato il tradizionale bundle di prodotti e servizi delle banche. Anzi, hanno proprio fatto della specializzazione e dell’eccellente user experience il loro punto di forza per farsi spazio in specifiche nicchie dell’offerta bancaria.

In un business adattativo si passa dall’idea di prodotto a quella di microservizio, che come tale può essere proposto singolarmente oppure ricomposto in nuovi modelli di offerta dinamici. Ogni singolo componente può essere integrato in business case differenti, con customer journey che coinvolgono anche uno o più partner della banca.

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La banca è l’unica protagonista?

E il processo di frammentazione riguarda anche la value chain: la banca non è più l’unica protagonista della produzione e della distribuzione. I suoi microservizi entrano all’interno di catene del valore che devono includere terze parti sia a valle sia a monte, portando ad esempio le funzionalità di pagamento, oppure l’erogazione di credito, all’interno del customer journey di altri settori.

Come farlo? Dipende dalla banca

L’effettiva implementazione di questo modello deve confrontarsi con le caratteristiche specifiche e gli obiettivi di ogni istituto finanziario. Banche del territorio, banche specializzate, challenger e grandi gruppi devono ridefinire il loro futuro partendo dal loro presente. Possono optare per un rebundle interno dei prodotti in ottica di microservizio, oppure integrare componenti di terze parti all’interno della loro offerta. O ancora, all’opposto, fornire microservizi all’esterno, sia integrandosi con la value chain di terzi sia offrendo singole componenti con un modello “as a Service”.

Una scelta strategica

Decidere con quali microservizi partire e con quali partnership non è banale. In un’offerta ormai spacchettizzata, ogni banca deve scegliere quali partite, quali nicchie di mercato, sono fondamentali per il proprio futuro. E si troverà a giocarle con un approccio non lineare ma aperto e dinamico, conscia della loro importanza strategica. È per questo che è necessario imparare dal futuro: la banca deve immaginare che cosa vuole essere. E diventarlo.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di novembre 2021 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop