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ICO. Quasi la metà è un rischio per l’investitore

IBM blockchain

ICO, interessanti ma rischiose. Le definisce così l’associazione The Blockchain Council dopo aver assegnato a un campione di progetti italiani e stranieri un rating da C ad A in termini di rischio: il 44% ha ottenuto una C.

TMXICO, la “pagella” delle ICO

A mettere gli investitori sull’attenti per quanto riguarda le ICO (Initial Coin Offering, una sorta di IPO per investire nei progetti innovativi con le criptovalute) è il TMXICO: Timing Matrix ICO, sciogliendo la sigla, cioè l’indice per la valutazione delle ICO messo a punto recentemente dal The Blockchain Council.

Solo il 6% delle ICO è virtuosa

Nel dettaglio sono state analizzate 50 ICO italiane e straniere, dal Finance all’AI, dall’entertainment al food, fino all’identità digitale, etc. E appena il 6% ha ricevuto il rating A+, quello per i progetti più virtuosi e con meno rischi per l’investitore. Il 20% ha ricevuto invece un rating A, il 30% rating B e B+ (rischio medio), mentre a tutto il restante, cioè quasi la metà delle ICO, sono andati i rating minimi C e C+.

Ostacoli tecnici e normativi …

Se pur piccolo, un gruppo di ICO promettenti comunque c’è. Una è italiana: si tratta di “Fidelity House”, social content network che retribuisce i contributor tramite la blockchain. Altri progetti invece non hanno dimostrato di avere un team e advisor affidabili ad esempio, oppure un business plan adeguato o analisi degli smart contract precise. Inoltre la sfida principale rimane l’adeguamento normativo.

… ma un ampio mercato potenziale

Si può però fare meglio, anche perché le potenzialità ci sono. Secondo il World Economic Forum, la blockchain potrebbe arrivare a produrre il 10% del PIL mondiale entro il 2025. Del resto il 90% delle banche in tutto il mondo è al lavoro su progetti legati alla tecnologia a blocchi, con l’obiettivo di un risparmio sui costi intorno agli 8-12 miliardi di dollari.