Una, nessuna, centomila blockchain

Blockchain Salone dei Pagamenti 2017Rischio parcellizzazione per la blockchain? In Italia la tecnologia a blocchi al momento è solo in fase di sperimentazione: banche e player tecnologici hanno creato dei consorzi per testare diverse tipologie di blockchain in più ambiti. 

E l’unico punto saldo in questo dedalo di implementazioni e opportunità è la natura di questa tecnologia: naturalmente, permissioned, ovvero una blockchain privata, sicura e governata unicamente dai nodi che la compongono.

ABI Lab e la sua blockchain

Al Salone dei Pagamenti 2017, anche ABI Lab ha presentato la sua blockchain. Come ha spiegato Silvia Attanasio, Responsabile Ricerca di ABI Lab, l’obiettivo è applicare il nuovo, ovvero la tecnologia a blocchi, al vecchio: cioè al processo di spunta interbancaria. Il match avverrà in tempo reale, semplificando la modalità di scambio dei dati e liberando inoltre la liquidità del sistema, con una riduzione degli FTE tra il 10% e il 30%. Tra maggio e settembre di quest’anno ABI Lab ha ragionato sugli use case possibili in ambito DLT e ora la fase due è pronta: il pilota sarà implementato tra la fine dell’anno e marzo 2018. Una ulteriore opportunità per portare le banche su un’altra DLT (Distributed Ledger Technology).

UniCredit nel Digital Trade Chain

Le banche non possono fare altro che tenere dunque i piedi in più scarpe e testare tutte le blockchain a disposizione. Proprio per evitare di perdere il giusto treno. UniCredit, che dal 2015 ha iniziato a valutare e studiare la tecnologia a blocchi, ha scelto di seguire una strategia ben precisa per orientarsi tra le varie iniziative: se una rete blockchain più estesa porta a maggiori benefici, dato che è il numero di partecipanti al network a definirne la capacità, è giusto testare tutti i progetti in campo. Ma senza aggredire uno use case complesso: tra gli ambiti più interessanti, infatti, emerge il trade finance, che appunto si caratterizza per essere un business tradizionale ma capace di coinvolgere un numero di attori elevato. UniCredit, insieme ad altre 7 banche europee, partecipa al progetto Digital Trade Chain: una DLT, quella di Hyperledger Fabric, dove IBM è partner tecnologico, ideata per offrire servizi finanziari e di valore aggiunto alle PMI.

Il digital cash per le banche centrali

Come detto in precedenza, la sperimentazione e gli investimenti per sperimentare sono divisi su più progetti: oltre a Hyperledger Fabric, abbiamo il consorzio R3, che ha lanciato Corda e propone soluzioni in DLT per la gestione degli asset digitali, delle identità, per il trade finance, l’insurance e il digital cash. Proprio in quest’ultimo ambito dovrebbero presto muoversi le banche centrali, secondo Gabriele Farei, Senior Services Manager di R3, per emettere valute direttamente su DLT da scambiare in modo diretto: un mercato flessibile con pagamenti istantanei a cui stanno già lavorando oltre 37 istituti finanziari sotto il progetto Argent. Già al via, inoltre, i progetti con alcune banche centrali, tra cui quella canadese, per capire come emettere cash sul ledger sfruttando il network esistente.

Il nodo dell’interoperabilità

L’apertura internazionale ha un peso preponderante. Lo assicura anche Nicolò Romani, Head of Innovation di SIA, che ha creato la propria DLT distribuita tra 600 nodi in altrettanti data center bancari collocati in tutta Europa. Ma in questo caso si punta all’interoperabilità: la blockchain di SIA infatti è multipiattaforma, ha già integrato Corda e SIA aspetta il via libera per integrare anche Hyperledger Fabric.

I pagamenti consumer su blockchain

Michele Dotti, Responsabile Architettura, R&D di Cedacri, ha invece presentato il progetto C-Coin: uno schema di pagamento dedicato al sistema bancario, semplice da utilizzare, ma sicuro e resiliente come blockchain comanda. Si tratta di wallet a cui è associato un IBAN, che permette di scambiare denaro tramite DLT, in ottica interoperabile, ma garantendo alla banca la custodia dei dati sui propri clienti. I pagamenti avvengono in 3 secondi, grazie a un consenso distribuito e immediato e nel futuro si potranno abilitare sistemi di emissione istantanea di credito, oppure di gestione dei conti famigliari (con richieste e trasferimento di denaro), applicare meccanismi di loyalty e anche usare il wallet per pagare nei negozi fisici su POS. I vantaggi per la banca sono economici e di processo: la catena del valore si accorcia, in quanto vengono disintermediati ad esempio i circuiti.

Perché parlare di blockchain?

Bisogna accrescere la fiducia in questa tecnologia: e lo si può fare unicamente sperimentandola, secondo Demetrio Migliorati, Innovation Manager di Banca Mediolanum. La Banca studia la blockchain da 18 mesi, con l’obiettivo di trovare nuovi modi di fare credito, sfruttare la data monetization e trasformare quindi i dati in una fonte di profitto. Ma sono tanti i tavoli di lavoro che offrono spunti interessanti: il cryptoeuro, le valute complementari su DLT e anche le tante iniziative di altri player non finanziari.

Il network orchestrator

La blockchain avrà un impatto anche a livello organizzativo ed emergerà presto la necessità di un nuovo ruolo, come sottolinea Fabio Malosio, Blockchain Solution Leader di IBM. Si tratta del network orchestrator: un ruolo proattivo, in quanto dovrà definire le regole da sottoporre ai partecipanti della blockchain. Perché la competizione si giocherà proprio sulla capacità di aggregare più attori possibili.