DIG.Eat 2016: dalla firma grafometrica a SPID

Jedi della digitalizzazione al Centro Servizi di Banca Popolare di Milano. L’11 maggio 2016, presso la Sala Conferenze di BPM, si è tenuta la nuova edizione del DIG.Eat, organizzato da Anorc assieme ad Anorc Professioni e AIFAG, di cui AziendaBanca è stata media partner. 
DIG.Eat 2016: dalla firma grafometrica a SPID
Il titolo scelto per l’evento, “Digital Wars: la vendetta dei bit”, è di per sé evocativo e rimarca il percorso verso la digital transformation che banche e assicurazioni stanno vivendo in questi anni.

La firma grafometrica: alleata della digitalizzazione

Tra i protagonisti di questi viaggi intergalattici proposti dal DIG.Eat c’è Reale Group, che ha raccontato come la dematerializzazione possa incontrare le pratiche assicurative. Un progetto che ha preso piede nel 2011, con la dematerializzazione delle pratiche sinistri, e che ora punta alla creazione di un fascicolo digitale assicurativo. «Dematerializziamo 3 milioni di pagine all’anno – precisa Giovanni Piccinelli, Responsabile Processi Digitali & Document Management di Reale Group – ma questi documenti devono poter essere consultati da diverse aree del Gruppo nello stesso momento. Per questo motivo, abbiamo deciso di confluire sulla intranet aziendale tutti i fascicoli assicurativi, precedentemente conservati in formato cartaceo negli archivi suddivisi tra le varie aree operative del Gruppo». Un progetto di dematerializzazione ex post che permetterà a Reale Group di realizzare un portale interno per la gestione di tutti i documenti digitalizzati: dai sinistri all’anagrafica clienti. «Nonostante l’introduzione in agenzia della firma grafometrica – precisa Piccinelli –, c’è ancora una parte di clientela che preferisce firmare su carta. Questo ci impone di scansionare i documenti cartacei per digitalizzarli e migrarli sul portale documentale. All’interno di questo portale sono presenti circa 60 milioni di documenti relativi ai sinistri, 20 milioni di polizze e 25mila contratti mandati in conservazione a norma grazie alla introduzione della F.E.A. nelle 700 agenzie del Gruppo».

Uno scenario controverso per SPID

Ma attenzione: sebbene la firma grafometrica favorisca la digitalizzazione ab origine di una serie di documenti cartacei (tra cui contratti e contabili di sportello), richiede sempre un primo passaggio cartaceo. Difatti, per abilitare la F.E.A. e la firma digitale, il cliente deve prima firmare un documento cartaceo che, ancora una volta, dovrà essere dematerializzato e conservato a norma. Insomma, sembra che la digitalizzazione debba convivere ancora a lungo con la carta e forse anche l’introduzione di SPID, ovvero l’identità digitale ora sospinta dal Governo, potrebbe non risolvere questa travagliata convivenza. «Da 15 anni si parla di identità digitale unificata – premette Giovanni Manca, Consulente dematerializzazione e sicurezza, Socio Onorario di ANORC. Eppure oggi esistono diverse tipologie di SPID, non integrate tra loro, incapaci quindi di dare un valore univoco a questa identità digitale. E non esiste nemmeno un modello di business a cui far seguito». Difatti, ciò che manca sono proprio i servizi a cui accedere attraverso SPID. A sottolinearlo è anche Massimiliano Lovati, Presidente di AIFAG e Responsabile Affari Legali di BPM. «Per come è stato definito al momento, un servizio come SPID, a pagamento e senza una serie di servizi correlati a cui accedere, potrebbe non suscitare l’interesse dei cittadini – conclude Lovati. Inoltre, l’identità personale è un bene sociale che va tutelato e lo Stato, quindi, non dovrebbe arretrare sulla gestione unica dell’identità digitale».