Finanza strutturata per il food

GE-Capital-InterbancaNella cornice di EXPO Milano 2015, la filiera agroalimentare trova anche i finanziamenti di cui necessita. GE Capital Interbanca, insieme al partner PM & Partners SGR, ha presentato i casi di successo di una nuova strategia di finanziamento dedicato alle medie imprese del food italiano: la finanza strutturata.

Superare il problema dimensionale

Una strada che conduce oltre i confini del più tradizionale credito bancario e che non necessita alle imprese di creare una rete di impresa, quanto piuttosto di cavalcare una nuova cultura: quella della partnership attraverso l’entrata nel proprio capitale di un fondo di private equity. «Un nuovo strumento finanziario che può giovare alle tante medie imprese italiane che operano nel food e che hanno bisogno di superare l’ostacolo maggiore: ovvero quello dimensionale – afferma Francesco Sperduti, Corporate Finance Leader di GE Capital Interbanca. Aziende che presentano enormi potenzialità di crescita e che hanno saputo resistere alla crisi grazie, principalmente, alle attività di export».

Il ruolo del private equity

Le dimensioni delle medie imprese appartenenti al food, infatti, non sono adeguate a una quotazione in borsa. Eppure devono trovare un modo per crescere e per concorrere nei mercati esteri. La soluzione proposta da GE Capital Interbanca è dunque quella del fondo di private equity. «Naturalmente anche se il fondo entra nel capitale dell’impresa, l’azienda rimane nelle mani dell’imprenditore – assicura Sperduti – in quanto è lui a conoscere in modo approfondito il business, ma senza un partener importante non potrebbe mai ampliare la propria rete distributiva».

Export e innovazione: le due leve per il food

E i criteri che guidano questi investimenti sono principalmente due: vocazione all’export e innovazione. «Le aziende a cui ci rivolgiamo hanno orientativamente un fatturato compreso tra i 30 e i 300 milioni di euro e dal 2008 a oggi sono 9 le aziende che abbiamo in portafoglio nel nostro Fondo II (fondo comune di investimento mobiliare di tipo chiuso, NdR) con un ammontare di oltre 300 milioni di euro – spiega Riccardo Rainone di PM & Partners SGR. Acquisiamo maggioranze o minoranze qualificate attraverso operazioni di buy-out/buy-in e di capitale di sviluppo con l’obiettivo di valorizzarle in un arco temporale di medio periodo e siamo in procinto di avviare anche il Fondo III, per lo stesso ammontare dell’ultimo fondo. D’altronde, il fondo è un partner che offre delle leve, anche se necessita di razionalizzare il processo decisionale presente nelle aziende».

Una nuova cultura aziendale

Esempio concreto di quanto questo nuovo approccio finanziario si riversi anche sulla natura organizzativa dell’azienda è portato da Monviso. «Per superare i limiti dimensionali era necessario entrare nella mentalità del private equity – commenta Manfredi Cusmano, Amministratore Delegato di Monviso. Una nuova cultura aziendale: meno sentimentale, più razionale ma che ci ha permesso di renderci indipendenti, organizzarci in maniera più strutturata e superare i 40 milioni di euro di fatturato».

Finanziare gli asset delle aziende

Infine, GE Capital Interbanca affianca alle operazioni di finanza strutturata anche una serie di finanziamenti più tradizionali. «A favore del circolante, della liquidità – conclude Sperduti – ma anche prestiti che permettono alle aziende di innovare gli asset principali, come ad esempio i macchinari: negli ultimi 5 anni, solo nel food, abbiamo finanziato il 16% dei nuovi asset».