Le difficoltà a livello di ROE
È lo scenario che emerge dall’ultimo Global Banking Annual Review di McKinsey. Il 2016 si è chiuso con un Return on Equity (ROE) dell’8,6%, con un punto percentuale in meno rispetto al 2015. Non stupisce che le azioni continuino ancora a essere scambiate a multipli bassi. Ovviamente non è così in tutte le aree geografiche o per tutti gli istituti: chi ha una strategia di crescita chiara, con focus sul core business e sulle aree più innovative, ottiene performance migliori.
Perché investire nel digitale
Una strategia ben definita potrebbe comunque non bastare, perché con l’ingresso nel mercato del Finance di nuovi player tecnologici, le banche devono correre negli investimenti per il digitale. Soprattutto in ambito marketing e analytics. Il rischio è infatti che i clienti, retail e corporate, scelgano di abbandonare le banche tradizionali per preferire gli OTT (Over The Top) o altre realtà FinTech. Il ROE sarebbe quindi destinato a contrarsi ulteriormente di 4 punti, fino al 5,2%, nel 2025.
La via dell’ecosistema …
La carta del digitale, invece, si potrebbe rivelare vincente secondo McKinsey: gli istituti di credito potrebbero aggiungere circa 350 milioni di dollari al proprio bilancio, con un ROE in crescita di 2,5 punti percentuale. Ma l’obiettivo è anche “fare ecosistema”, imitando ad esempio i giganti come Alibaba, Amazon e Tencent che puntano a estendersi anche al di fuori dei loro mercati di competenza con un’offerta sempre più ampia e variegata.
… e della Bank as Platform
Sulla scia di questa economia integrata, le banche possono rafforzarsi grazie a nuove partnership e alla monetizzazione dei dati (e il ROE salirebbe al 9%-10%). Chi è pronto ad andare ancora oltre, raggiungendo il paradigma dell’Open banking, potrebbe arrivare persino a un ROE del 14%: ad esempio dando vita a proprie piattaforme, mettendo in commercio API e andando oltre il solo mercato bancario.
