Indagine Assifact

Crediti commerciali, pagano prima le PA o gli enti privati?

Crediti commerciali indagine Assifact

Alessandro Carretta, Segretario Generale di Assifact

Quanto tempo impiegano gli enti pubblici e le aziende private nei pagamenti? E dopo quanto tempo dal termine della prestazione effettuata? Sono queste alcune domande dell’ultima indagine condotta da Assifact in materia di pagamenti.

L’Associazione Italiana per il factoring, attraverso un sondaggio condotto su un campione che ha compreso la gran parte dei propri associati, ha elaborato una stima complessiva dei tempi di pagamento da parte di istituti privati e amministrazioni pubbliche.

I risultati dello studio

Il tempo medio di pagamento (DSO-Days Sales Outstanding) dei crediti commerciali ceduti nell’anno 2023 è stato pari a 84,27 giorni, in progressivo incremento rispetto alle rilevazioni precedenti. Il valore registrato a dicembre 2023 è il più alto da dicembre 2021.

All’interno del dato medio si segnala il significativo miglioramento dei tempi di pagamento degli enti pubblici: 143,44 giorni, sempre superiori a quattro mesi ma quasi 12 giorni in meno rispetto all’anno precedente.

I privati in ritardo

I pagamenti delle imprese richiedono invece mediamente quasi un giorno in più rispetto al 2022 (+0,86 giorni, +1,10%): il dato medio registrato a dicembre 2023, pari a 79,26 giorni, conferma il rallentamento nei pagamenti da parte dei soggetti privati in corso da oltre un anno e rappresenta il valore più alto registrato nel post-Covid.

Quali le problematiche?

I problemi dei pagamenti commerciali non si esauriscono nei ritardi, ma sono il riflesso anche di processi, comportamenti e relazioni con i fornitori. Nel 2023 il lieve incremento dei tempi di pagamento è accompagnato e controbilanciato da un miglioramento degli indicatori di qualità dei comportamenti dei debitori nelle transazioni commerciali.

Nelle transazioni B2B migliorano infatti, in modo più evidente, la disponibilità da parte dei debitori a includere nei contratti di fornitura gli interessi di mora e il risarcimento per i costi di recupero in caso di ritardato pagamento e l’inclinazione a riconoscere le cessioni di credito, così come una maggiore trasparenza e disponibilità nella comunicazione.

Un dibattito ancora aperto

Tali evidenze alimentano il dibattito in corso sulla revisione della Direttiva europea contro i ritardi di pagamento.

Per Assifact, «vincolare l’autonomia contrattuale delle imprese nella definizione dei termini di credito commerciale attraverso l’imposizione di limiti stringenti (30 giorni) non sembra una via efficace per eliminare i ritardi di pagamento ma anzi potrebbe avere conseguenze inattese sulla competitività e sull’accesso al credito delle piccole e medie imprese.

Per evitare questo rischio, il futuro "Late Payment Regulation" dovrà tenere in considerazione la necessità di assicurare flessibilità nei rapporti di credito commerciale fra le imprese e di garantire la cedibilità dei crediti contrastando norme e clausole che ne ostacolano lo smobilizzo».

Secondo l’Associazione italiana per il factoring, è opportuno introdurre strumenti di “educazione” sia del debitore, stimolando correttezza e trasparenza nelle relazioni commerciali, che del fornitore, agevolando nella conoscenza degli strumenti - come il factoring - che possono supportarlo nell’incasso dei crediti e nell’accesso al credito.