Benessere finanziario: italiani più ottimisti

Gli italiani stanno meglio, ma non ancora bene come cinque anni fa. L’indice di benessere finanziario di ING Bank per l’Italia torna a salire, ma in molti ambiti i livelli pre-crisi sono lontani.

ING Bank indice benessere finanziario

La soddisfazione include le attese

Il dato numerico assoluto è del 46,3% di italiani soddisfatti del loro benessere finanziario. E va precisato che, parlando di soddisfazione, entrano in gioco anche le percezioni e l’attesa per il futuro. L’ottimismo, insomma, che può fare vedere più rosea una situazione non facile. Appena la scorsa primavera, l’indice era al 44,8: in sei mesi, si sono guadagnati 1,5 punti. Nel giugno del 2011, eravamo a 49.

La ripresina migliora il reddito

Una crescita ben distribuita sulle sei componenti dell’indice: reddito famigliare, capacità di pagare le bollette, gestione dei debiti a breve e a lungo termine, propensione al risparmio, capacità di investire denaro. La soddisfazione per il reddito cresce dello 0,8 in un semestre, ma era al 49% a giugno 2011. E qui, spiega Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING Bank, si vede l’effetto della “ripresina” del PIL, debolmente trainata da consumi e domanda interna (mentre si potrebbe fare di più sul fronte dell’export e degli investimenti).

Più occupazione, più reddito

Dal 2014 il numero di occupati è in miglioramento: dapprima timido, poi con una accelerazione nel 2015 e nel 2016. La disoccupazione è calata, ma a ritmo molto meno sostenuto: oltre alle nuove leve del mondo del lavoro (neolaureati e diplomati) ci sono infatti alcuni ex “scoraggiati” che sono tornati a cercare una occupazione. Collegata alla migliore percezione del reddito, ma anche al basso costo dell’energia, anche la capacità di pagare le bollette: il dato del 48,5 è in crescita, ma nel 2011 era sopra al 51.

Migliora la gestione dei debiti

Positivo il dato relativo alla gestione dei debiti a breve termine (58,7) e lungo (43,3): in entrambi i casi si beneficia della politica monetaria della BCE e al costo minimo del denaro, così come del rilancio dell’offerta di mutui, la tipologia di prestito al dettaglio tipicamente meno rischiosa per la banca. E anche la storica ritrosia degli italiani all’indebitamento ha consentito di affrontare con meno scossoni il rimborso di finanziamenti e mutui.

Si torna a risparmiare e investire

La capacità di risparmio arriva al 43,3 di soddisfazione (il che non vuol dire che il 57,6% non risparmi, ma che almeno in parte vorrebbe farlo di più) mentre quella di investire addirittura al 59. dato superiore anche ai livelli del 2011. Un buon segno: all’apice della crisi il risparmio delle famiglie è stato intaccato per sostenere i consumi, ritornare ad accantonare una parte del reddito indica una migliore capacità di fare fronte alle spese. Soprattutto se c’è anche l’intenzione di investire, cioè di pianificare almeno in parte il proprio futuro.

Il sud è indietro. Scarsissima la competenza finanziaria

Peccato che questo clima di fiducia sia a macchia di leopardo. Perché se il dato medio di benessere finanziario è del 46,3%, le regioni del nord ovest sono al 52,3% e quelle del nord est al 48%. Il centro fa bene (47,3), mentre sud e isole se la passano parecchio peggio (39). Soprattutto, l’indagine commissionata da ING Bank a GfK, come raccontato da Sara Galli, Account Manager Financial Market, conferma la forte ignoranza degli italiani sui temi finanziari: il 79% ha una conoscenza scarsa e molto scarsa dei termini finanziari di base e appena il 2% dedica qualche ora la settimana a informarsi in questo ambito.

Investimenti: si delega senza capire

E infatti il 67% non si occupa personalmente della gestione dei risparmi: il 61% delega anzi ogni scelta a consulenti o referenti bancari, solo il 12% si muove in autonomia. Difficile immaginare che il cliente sia in grado di comprendere in che cosa gli viene consigliato da investire, visto che appena il 24% conosce la correlazione tra rischio e rendimento e il 51% ignora che cosa sia la diversificazione del portafoglio.