Boerse Stuttgart Digital

BSD. «Entro il 2025 la maggior parte delle banche lancerà servizi crypto»

BSD. «Entro il 2025 la maggior parte delle banche lancerà servizi crypto»

Luciano Serra, Country Manager Italy di Boerse Stuttgart Digital

L’annuncio del Regolamento MiCA e l’attesissimo via libera della SEC agli EFT su Bitcoin sono stati due recenti momenti di svolta nel rapporto tra finanza “tradizionale” e crypto asset.

«L’incertezza e i rischi associati alle attività cripto sono stati per anni un ostacolo non solo all’adozione di massa, ma soprattutto a un avvicinamento da parte degli operatori finanziari istituzionali – racconta Luciano Serra, Country Manager Italy di Boerse Stuttgart Digital –, che sono invece abituati a lavorare in un contesto vigilato e regolamentato».

Le banche studiano la situazione

Una situazione comune a tutti quei Paesi, Italia compresa, che non avevano una legislazione nazionale precedente l’intervento europeo.

«Come è evidente dal suo nome, Boerse Stuttgart Digital viene dalla Germania, unico grande Stato UE che si era dotato di una legislazione cripto – prosegue Serra.

Da almeno un paio di anni erano in circolazione le bozze della normativa MiCA, finalmente approvata lo scorso anno, e questo da giugno consentirà anche agli operatori della finanza tradizionale di ottenere una licenza e avviare un’attività regolata in questo ambito. E infatti molte grandi banche hanno avviato progetti, studi o proof of concept per lanciare entro il 2025 i loro servizi».

Grande potenziale per il B2B

E questo spiega perché, a novembre 2023, Boerse Stuttgart Digital (BSD) è arrivata sul mercato italiano.

«Vogliamo essere il partner infrastrutturale regolato di riferimento per tutte le istituzioni finanziarie europee che vogliono entrare in questo nuovo mondo dei digital asset – conferma Serra – per offrire ai loro clienti finali soluzioni di trading semplici, affidabili e con un servizio di custodia sicuro.

La nostra attività è partita in Germania per poi estendersi ad altri Paesi dell’Unione Europea, inclusa l’Italia ovviamente, che è una delle prime tre economie della UE e ha un sistema bancario solido e avanzato.

Il nostro Paese ha un buon potenziale per sviluppare il nostro posizionamento verso la clientela istituzionale, con un modello B2B e B2B2C».

Solo asset selezionati

In questo momento, BSD offre un servizio di trading e custodia per 28 criptoasset, tra cui i celeberrimi Bitcoin ed Ethereum.

«L’asset class delle criptoattività – osserva Serra – è composita: ci sono token di pagamento, token di investimento, le cosiddette StableCoin, e ancora asset reference token non agganciati a valute fiat.

Boerse Stuttgart Digital è molto selettiva e, a oggi, offriamo ai nostri clienti solo 28 cripto asset, contro le centinaia o migliaia di altri fornitori.

È una scelta voluta: ogni asset entra nella nostra piattaforma dopo un percorso di due diligence, volto a garantire che non siano troppo volatili o a rischio scam».

Il fintech ha aperto la strada, ma il viaggio è lungo

Il riferimento ad altri operatori non è casuale. L’arena dei servizi B2B legati ai crypto asset si sta facendo, infatti, sempre più affollata.

«La concorrenza è sempre una cosa positiva – premette Serra –, ma in questo caso la mancanza di una regolamentazione di settore ha scoraggiato i player tradizionali e consentito la nascita di realtà fintech e nativamente cripto che sono partite con anni di anticipo e, oggi, hanno quindi un vantaggio in termini di esperienza e competenza rispetto a molte società tradizionali in questa particolare asset class.

Ci sono anche fintech che sono nate nei servizi di pagamento e poi si sono espanse alla compravendita di criptovalute. Ma lo hanno fatto senza una regolamentazione specifica, a differenza nostra, che abbiamo ottenuto licenze secondo la normativa tedesca, a cui si è ispirata quella poi adottata a livello europeo.

Ritengo, comunque, che il vantaggio dei player fintech non sia particolarmente rilevante, perché il viaggio degli asset digitali è appena iniziato».

A fare la differenza per il mercato cripto, infatti, è l’ingresso di grandi player, con milioni di clienti.

«Se anche solo il 5% della clientela delle banche italiane inizierà a usare questo genere di servizi – considera Serra – si raggiungeranno volumi molto superiori a quelli fatti dalle startup fintech in questi anni».

Il cambio di passo? Emerge già dai numeri

Basta guardare ai numeri del mercato dopo l’ok della SEC ai primi ETF in Bitcoin: le quotazioni della criptovaluta per eccellenza hanno raggiunto nuovi record e la cripto-primavera sembra finalmente arrivata.

«L’approvazione degli ETF ha rafforzato la legittimità dei digital asset – conferma Serra – cambiando il mindset di quegli operatori che attendevano il momento opportuno per entrare sul mercato.

Acquistare e detenere Bitcoin sarà più facile sia per gli investitori istituzionali sia per quelli retail. Nelle prime settimane dall’approvazione, infatti, ci sono stati oltre 20 miliardi di dollari di nuovi acquisti, quindi di flusso netto di ETF su Bitcoin, con la crescita delle quotazioni.

Al 5 marzo la capitalizzazione complessiva del solo Bitcoin era di 1.350 miliardi di dollari, mentre l’intero comparto dei digital asset è intorno ai 2.500 miliardi.

Dietro al nuovo record, però, ci sono anche altre ragioni di natura geopolitica: non a caso è cresciuto di molto anche l’oro, confermando l’idea che il Bitcoin sia una sorta di “versione digitale” di questo metallo».

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di marzo 2024 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop