PayLab VIII. Il POS nella vending machine

Ridurre il costo della gestione del contante e conquistare consumi addizionali. Sono questi alcuni dei benefici che l’introduzione di un POS all’interno delle vending machine potrebbe portare ai gestori di distribuzione automatica, secondo quanto emerso dal tavolo di lavoro organizzato da Ingenico e dal Politecnico di Milano, i cui primi risultati sono stati presentati all’evento PayLab. «Difatti, la percezione da parte dei gestori di distributori automatici è che il contante abbia un costo evitabile pari all’1-2% del fatturato – afferma Valeria Portale, Researcher del Politecnico di Milano – escludendo per di più i vari costi legati al rischio del trasporto delle monete, come il furto. Quindi una riduzione del contante potrebbe consentire di risparmiare tale costo sempre che i pagamenti elettronici abbiano un costo inferiore all’1-2%. A questo, bisogna poi aggiungere i ricavi addizionali che i pagamenti elettronici potrebbero portare, infatti, vi è una fetta di clientela, per ora esigua, che potrebbe pagare con carta alle vending machine in quanto non ha con sé monete: clienti inevitabilmente persi nel caso in cui ai distributori non sia presente un terminale di pagamento».

Distributori vecchi e frammentazione del mercato

PayLab8 NW BrugnettiOsservando il mercato italiano, tuttavia, sono ancora pochi i distributori automatici che presentano un POS dedicato al pagamento contactless. In primis, a causa di un mercato estremamente frammentato, dove tanti piccoli operatori non possono permettersi di investire in terminali e modernizzazione delle vending machine e, in secondo luogo, per via di un parco macchine piuttosto vecchio. «Già solo confrontando il mercato europeo e quello italiano si nota una grande differenza per quanto riguarda i distributori: in Europa, infatti, l’80% dei distributori sono collocati in locazioni private e il restante 20% in locazioni pubbliche o semipubbliche. Nelle locazioni ad alto passaggio (es. aeroporti), il pagamento con carta di credito è divenuta una necessità in quanto si è stimato che circa il 30% delle persone che transita non ha moneta da inserire nelle vending machine – afferma Cristian Brugnetti, Product Manager di N&W. A conti fatti, su 60mila POS installati nelle vending machine in tutta Europa, solo il 10% è in Italia: una fetta realmente ridotta se consideriamo che in Italia sono installati più del 21% di macchine totali, che riflette inoltre la grande presenza nel nostro Paese di macchine che hanno anche più di 7 anni, ovvero oltre la vita media di un distributore». «Il mercato italiano delle vending machine è inoltre caratterizzato da una grande frammentazione, che ha limitato la diffusione dei pagamenti elettronici in questo settore, nonostante grandi aziende, come ad esempio Eni e Poste Italiane, abbiamo spinto l’inserimento di tali terminali, inclusi quelli contactless – chiarisce Massimiliano Gallo, Head of Acceptance Development & Merchant Engagement Italy & Greece di MasterCard. La maggior parte delle vending machine installate in Italia presentano una customer experience legata ai pagamenti con le carte che risulta ancora poco fluida e dunque l’utilizzo dei pagamenti elettronici, soprattutto quelli in modalità contactless, non sono incentivati».

La maggior parte delle vending machine installate in Italia presentano una customer experience legata ai pagamenti con le carte che risulta ancora poco fluida e dunque l’utilizzo dei pagamenti elettronici non è incentivato

La questione delle commissioni...

Senza dimenticare un altro grande tema: quello delle commissioni. Il tema delle commissioni impatta in modo negativo sia sugli acquirer sia sui gestori e non li incentiva a diffondere i pagamenti elettronici sui distributori automatici. «I grandi gestori di distributori automatici sono tre: rappresentativi del 35% del mercato. Il mercato dei distributori automatici conta 700mila macchine che transano in media 2mila euro l’anno ciascuna, 6mila transazioni per ogni distributore e un importo medio di 35 centesimi di euro a transazione – chiarisce Portale. Ben consapevoli, quindi, di quanto i pagamenti elettronici possano ridurre e semplificare la gestione del contante, tuttavia le commissioni raggiungono a volte anche il 20% del margine e quindi anche i grossi gestori non vedono la convenienza economica nell’aprire a questi sistemi. In aggiunta data la struttura commissionale anche gli acquirer si trovano in difficoltà. Vi potrebbe essere sostenibilità nelle commissioni solo se i volumi di transato con carte di pagamento fossero rilevanti e nettamente superiori al 2-3% attuale, altrimenti i gestori non vedranno i benefici e gli acquirer non saranno spinti a effettuare gli investimenti».

Vi potrebbe essere sostenibilità nelle commissioni solo se i volumi di transato con carte di pagamento fossero rilevanti e nettamente superiori al 2-3% attuale

... e la possibile soluzione

La partita, tuttavia, non è persa: sono diverse infatti le soluzioni che potrebbero in qualche modo scavalcare il problema commissionale, portando una serie di benefici aggiuntivi alle aziende del settore del vending. «Una delle possibili strade da percorrere è quella di rivedere la struttura della commissioni e ipotizzare ad esempio un bundle per il transato: ovvero, pagare le commissioni solo una volta raggiunta una certa cifra di pagamenti con carta – annuncia Portale. In questo modo, oltre a rendere le commissioni più gestibili, sarebbe finalmente possibile beneficiare realmente della riduzione del costo di gestione del contante e intercettare anche consumi addizionali provenienti da quei consumatori propensi a pagare con carta».

Stimolare la domanda

PayLab8 PoliMI MiragliottaPeccato che il consumatore italiano non sia poi così avvezzo a prendere in mano una carta per pagare i propri acquisti. «Esempio lampante è quanto accade in autostrada: quando tutti gli automobilisti si immettono in code chilometriche per pagare in contanti quando non c’è praticamente nessuno al casello dove sono abilitati i pagamenti con carta – sottolinea Giovanni Miragliotta, Docente al Politecnico di Milano. Il problema non è dunque solo la struttura commissionale ma anche l’educazione del consumatore: è l’utente finale, infatti, che deve creare la domanda, così che il gestore si allinei nell’offerta».

E' l’utente finale che deve creare la domanda, così che il gestore si allinei nell’offerta

Educare ai micro-pagamenti

Si potrebbe, ad esempio, partire dal piccolo e abituare chi utilizza quotidianamente i distributori automatici ad avvicinarsi al pagamento elettronico. «In Italia ci sono 30 milioni di chiavette che lavorano offline – spiega Brugnetti – se queste, quindi, venissero ricaricate attraverso un pagamento elettronico, già si compierebbe un primo passo importante nella educazione dei consumatori agli e-payments».

Il valore aggiunto alle vending machine

Non solo. Un’altra possibilità è quella di costruire dei servizi a valore aggiunto a corredo del pagamento elettronico: un po’ come si è fatto negli anni nelle grandi catene (come McDonald’s) per pubblicizzare e quindi spronare i consumatori a utilizzare strumenti alternativi al contante, ottenendo persino dei benefici. «Interfacce touch, connettività bluetooth ed NFC sono nuovi processi che comunque hanno già dimostrato la loro capacità di costruire servizi a valore aggiunto – continua Brugnetti. Di conseguenza, la possibilità di installare un POS di ultima generazione, ovvero in grado di portare a bordo servizi a valore aggiunto come loyalty, couponing, advertising, etc., e integrare queste funzionalità su uno schermo touch screen della vending machine è una evoluzione da percorrere».

Tre condizioni minime da soddisfare

PayLab8 Visa Steffanini DavideL’importante, secondo Davide Steffanini, Direttore Generale Italia di Visa Europe, è che si riescano a soddisfare tre elementi fondamentali: «la convenienza per tutti gli attori (consumatori, l’azienda di vending machine, le banche), la capillarità dello strumento, che deve essere presente nella sua corretta configurazione dappertutto e su tutte le macchine e, infine, la garanzia di continuità, ovvero essere certi che funzioni in ogni momento – elenca. Sono queste le condizioni minime da soddisfare per permettere al cliente di avvicinarsi realmente ai pagamenti elettronici anche nel settore delle vending machine. Senza dimenticarsi, però, che il cliente deve sempre avere la possibilità di scegliere lo strumento di pagamento».

Il mercato del vending si riorganizzerà

Una strada che, però, non sarà percorribile da tutti gli operatori del settore. «Con l’introduzione di un POS, il mercato si ridurrà sensibilmente – conclude Giulio De Cecco, Direzione Marketing U.O. Multicanalità e Servizi Innovativi di Banca Popolare di Vicenza – e rimarranno solo quelli che possono permettersi un simile investimento».