I timori delle PMI: al primo posto il cybercrime

Crescono i timori delle PMI. Secondo un’indagine di Zurich e GfK Eurisko, tra le paure delle imprese italiane al primo posto c’è il cybercrimine, ma preoccupa anche la crisi e il welfare.

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+30% per gli attacchi informatici

La percezione del rischio delle minacce informatiche per le aziende è passato dallo 0,8% al 10% negli ultimi quattro anni. Basti pensare infatti che nel giro di un anno il cybercrime è cresciuto del 30% nel 2016 e gli attacchi con finalità di spionaggio informatico sono aumentati del 39%. Le conseguenze per le imprese vanno dalle richieste di indennizzo per la violazione di dati sensibili, alla perdita di reputazione fino all'interruzione dell'attività.

Il GDPR preoccupa le PMI

Tenere sotto controllo i sistemi informatici è dunque diventato un tema strategico per le aziende, tanto più che, con l’adozione del nuovo Regolamento europeo per la protezione dei dati personali (GDPR), arriveranno nuovi e stringenti adempimenti.

Il peso della contrazione della domanda

Ma non è solo il crimine informatico a preoccupare le aziende. Le PMI italiane risentono anche quest’anno della congiuntura economica. Circa un terzo delle imprese intervistate (35,5%) teme la contrazione della domanda e un alto livello di concorrenza, insieme agli effetti del calo dei prezzi sulla marginalità (34%).

Più attenzione per il welfare

Non solo timori. Le aziende guardano con sempre maggiore interesse al benessere dei dipendenti e alla sostenibilità dell’azienda. Negli ultimi due anni la percentuale di PMI attente al tema è aumentata dal 6,5% al 10%. Anche l’investimento in risorse umane diventa sempre più strategico (dal 3,2% nel 2013 al 12% delle PMI intervistate quest’anno).