Un nuovo business model per il banking

FinTech Lab presentazione SDA Bocconi e State Street

Tanta tecnologia per il mondo bancario. Eppure senza nuovo slancio nel cambiare il proprio business model, le banche non riusciranno ad abbracciare le possibilità offerte dai megatrend tecnologici.

Il banking nel 2025

È questo il punto di vista di Paolo Sironi, Wealth Management and Investment Analytics di IBM, in occasione dell’annuncio del FinTech Lab in SDA Bocconi. D’altronde il banking sta cambiando inesorabilmente: entro il 2025 lavoreranno in questo settore sempre meno persone (-50%, secondo i dati di Citi) e la motivazione non è da imputarsi all’avvento delle FinTech ma a un mercato che appunto si sta trasformando rendendo il cost/income delle banche non più sostenibile per via della progressiva riduzione dei margini su tanti ambiti: dai tassi di interesse sui prodotti di investimento fino al mondo dei pagamenti.

Una tecnologia sostenibile per il futuro

Ma la tecnologia deve essere un abilitatore e soprattutto non deve essere vista come un elemento disruptive: piuttosto la tecnologia deve diventare sostenibile. Quindi capace di generare valore per il cliente e margini per le banche. Naturalmente anche il business model è costretto a compiere una virata: non si parlerà più di transazioni, ma di servizi. O ancora meglio di packaging di prodotti e servizi all’interno di un processo di consulenza. Ma attenzione a non spingere troppo sulla semplificazione, perché non offre marginalità: la nuova finanza deve conoscere il proprio cliente, usare big data analytics e insight per elaborare soluzioni personalizzate, non standardizzate. Ed è proprio qui che mondo bancario e tecnologia si incontrano.

Abbattere i silos

FinTech breaking banks? Ovvero le FinTech romperanno gli equilibri bancari? In realtà, secondo Sironi, la risposta è no, perché purtroppo la banca è già rotta. Ancora oggi infatti il banking è caratterizzato da silos che non permettono un dialogo costante tra le varie funzioni bancarie e il tanto annunciato cross selling non aumenta i margini ma finisce per condividere fees. La soluzione è quindi il bundling dei servizi bancari, messi a disposizione dei clienti attraverso una piattaforma tecnologica innovativa, dotata di intelligenza artificiale: partendo dal risparmio, deve consentire al cliente di identificare prodotti e servizi utili, come investimenti, assicurazioni, prestiti, previdenza integrativa. Abbattendo quindi la struttura a silos. Cadute queste barriere, la banca dovrà tornare al core business: ma non parliamo di credito. La parola magica è consulenza. Naturalmente, anche le competenze all’interno del banking dovranno specializzarsi per andare incontro a questo nuovo modello di business. Un campo di azione dove le FinTech difficilmente potranno trovare spazio: perché fondamentale sarà il posizionamento del brand e la capacità di attirare la fiducia della clientela, per restituire loro la conoscenza che hanno in casa. Temi che le banche coltivano da tempo, nonostante la crisi.

La banca conversazionale

Al momento l’industria bancaria sta seguendo un modello pull, ovvero il promotore spinge ad esempio un prodotto finanziario. La tecnologia invece è push per sua natura: sono i clienti stessi a ricercarla. L’evoluzione futura sarà quindi cambiare il business bancario per renderlo “conversational”: un po’ come Alexa, che offre prodotti a un costo più basso rispetto al sito di e-commerce di Amazon, proprio in linea con la modalità push che caratterizza il mondo tecnologico. State Street Global Advisors sta guardando con attenzione quindi agli analytics e all’intelligenza artificiale con l’obiettivo, futuro, di velocizzare i processi di investimento, abbattendone anche i costi, avvicinandosi al contempo alle esigenze della clientela.

Poste Vita verso l’efficientamento dei processi

Anche nel mondo assicurativo, come racconta Elisabetta Torri, Responsabile Sistemi Informativi di Poste Vita, c’è una corsa alla tecnologia: esempio lampante sono le blackbox installate su sempre più autoveicoli e la domotica per la casa e la salute si sta facendo spazio grazie all’ingresso delle startup tecnologiche. Proprio per il ramo Danni Poste Vita guarda quindi a questo ultimo trend, capace di rivoluzionare tutto il mondo salute con coperture bundle per garantire la protezione in tutto il ciclo di vita delle persone. Nel frattempo, Poste sta efficientando i propri processi interni, integrando motori di robo advisory e intelligenza artificiale per far sì che non sia il cliente a contattarli ma che in modo proattivo sia l’azienda stessa ad andare da lui.

Eurizon e il robo4advisory

Anche Eurizon AM guarda al robo, come annuncia Massimo Mazzini, Responsabile Marketing e Sviluppo Commerciale di Eurizon Asset Management. Ma in questo caso nella declinazione robo4advisory, così da garantire una consulenza evoluta dal punto di vista del promotore e offrire invece ai clienti i prodotti più semplici, ma elaborati per coprire ogni necessità personale. In questo modo, l’asset management sarà di supporto alle banche grazie alla tecnologia, ma il consulente rimarrà il reale punto di contatto per la relazione.