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Banche e Metaverso: è il momento di sperimentare

Accenture Banche e Metaverso

Massimiliano Colangelo, CEO di Accenture Financial Advanced Solutions & Technology

Per le banche è il momento di aprire alla sperimentazione nel metaverso e di prendere famigliarità con un paradigma emergente e con i potenziali use case. Perché se da un lato restano alcune incognite su quali piattaforme e tecnologie si imporranno nel medio termine, dall’altro stiamo assistendo alla nascita della versione 3.0 di internet.

Un ponte tra mondo fisico e virtuale, abilitato da un mix di tecnologie: realtà virtuale, realtà aumentata, intelligenza artificiale, social media, criptovalute e così via.

Perché il metaverso è così speciale

Una ragione per non sottovalutare il metaverso e il suo impatto sulle attività di banche e assicurazioni è che non è solo un mondo virtuale in cui giocare. Ogni utente, infatti, può costruire una propria identità a tutto tondo: fatta di apparenza fisica (il cosiddetto avatar) ma anche di una identità continuativa.

Giorno dopo giorno, nel metaverso manteniamo la proprietà di oggetti (virtuali) e di diritti acquisiti; e sono memorizzate e tracciati interazioni e pagamenti. Una vita virtuale a tutti gli effetti.

La proprietà e gli NFT

Un secondo aspetto chiave per comprendere il potenziale dell’universo virtuale è quello della proprietà. Si possono possedere (e, quindi, anche comprare e vendere) spazi e oggetti: NFT e contratti smart attestano la proprietà, mentre gli scambi vengono pagati in valute digitali o criptovalute.

L’esistenza di comunità virtuali che si scambiano servizi o asset richiede un sistema monetario di trasmissione e custodia del valore. E le banche potrebbero trovarsi a competere, per questo ruolo, con i player nativi del mondo crypto: affacciarsi oggi al metaverso è un buon modo per non farsi cogliere impreparati e in ritardo. Anche perché un mondo virtuale, per sua stessa natura, non conosce nazionalità o confini: e questo può essere un notevole vantaggio per chi vuole lanciare servizi innovativi, ad esempio per le transazioni crossborder.

La banca per il metaverso

Oltre alla possibilità di applicare commissioni per la custodia e l’elaborazione delle transazioni all’interno del metaverso, che di fatto permettono il funzionamento dell’economia di un mondo virtuale, troviamo anche altre declinazioni 3.0 delle tradizionali attività finanziarie.

Pensiamo ai digital asset, cioè i beni immateriali che un utente può possedere nel metaverso: se hanno un valore (e ce l’hanno, perché altri utenti sono disposti a comprarli) allora possono essere messi a garanzia di un finanziamento, o essere oggetto di investimento. Perché no: possono anche essere assicurati.

La banca nel metaverso

E poi c’è il metaverso come canale su cui erogare servizi. Le caratteristiche grafiche e immersive delle piattaforme a oggi esistenti sono nulla rispetto alla qualità che potrebbe offrire l’hardware in futuro, ma già fanno pensare ad applicazioni per l’interazione con il cliente e la fornitura di assistenza. I clienti e i prospect possono essere coinvolti in esperienze immersive in spazi virtuali, brandizzati dalla banca o da una compagnia assicurativa.

Ma il cliente, nella filiale o nell’agenzia virtuale, potrà anche interagire con chatbot o con il personale umano della banca. Si tratta letteralmente di immaginare nuovi modi di restare in contatto con il cliente.

Esperienze esclusive e branding

Rientrano in questi nuovi strumenti di engagement anche occasioni di interazioni sociali (virtuali) tra clienti, giochi e competizioni in un ambiente virtuale, tutte le forme di comunicazione e di educazione.

«Un aspetto assolutamente da non sottovalutare – spiega Massimiliano Colangelo, CEO di Accenture Financial Advanced Solutions & Technology – è quello dell’immersive learning. Le iniziative di educazione finanziaria per la clientela possono essere arricchite con contenuti multisensoriali e con un’esperienza molto coinvolgente. E lo stesso vale per la formazione interna all’azienda. Si può simulare un enorme numero di situazioni: ad esempio, guardando al di fuori del Finance, la riparazione di un macchinario o lo svolgimento di un’operazione chirurgica. Ma anche le competenze commerciali e relazionali, oppure le soft skill relative alla leadership».

Le questioni aperte

Non ci sono solo opportunità, ovviamente. Come ogni tecnologia di frontiera, anche il metaverso presenta rischi e incognite. La sua regolamentazione, ad esempio, è tutta da scrivere: se ogni mondo virtuale ha delle proprie regole interne, l’erogazione di servizi finanziari dovrà certamente sottostare a norme nazionali.

«Se queste comunità virtuali cresceranno di valore e genereranno scambi e transazioni – osserva Colangelo –, non c’è alcun dubbio che andranno implementate misure sicure per l’onboarding del cliente, con criteri stringenti di KYC e AML, e con una protezione adeguata dell’identità dei clienti e dei loro dati. Ci sono poi aspetti tecnologici, su cui banche, compagnie assicurative e altre aziende non hanno controllo: l’interoperabilità tra i network, ad esempio, oppure lo sviluppo di hardware più performante, che è di fatto la porta fisica di ingresso nel metaverso, che è interamente nelle mani delle aziende tecnologiche. Ma proprio per queste ragioni, il momento per investire nel metaverso è ora: per immaginare il futuro del business bancario e co-crearlo con le realtà che stanno guidando l’innovazione».

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di ottobre 2022 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop