Le piccole aziende non sono escluse dalle minacce informatiche. E lo sanno bene: secondo una recente indagine di Zurich, solo il 10% delle PMI si ritiene salva dal pericolo di cadere nella rete di hacker e cybercriminali.
Le minacce cyber per le PMI
La percentuale di queste piccole coraggiose realtà è di anno in anno sempre più piccola: nel 2015 era infatti del 17%. I dati sono mondiali, ma la situazione non è molto differente da quella italiana. Cosa spaventa le PMI? Sia a livello globale, sia nazionale, al primo posto ci sono sempre le frodi sui dati dei clienti (27%) e i rischi legati alla reputazione aziendale (20%), seguiti da furti di denaro (15%), interruzione del business (15%) e appropriazione illecita dell’identità (12%).
Le aziende sono in grado di proteggersi?
Ma le PMI sanno difendersi? Forse sono ancora un po’ impreparate: solo il 5% delle aziende nel mondo ritiene di avere implementato sistemi IT in grado di far fronte a minacce informatiche. E il numero è anche in diminuzione rispetto al 2015, quando si attestava all’8%. L’Italia sta provando a rafforzarsi con il Framework Nazionale di Cyber Security e con il fondo per la cybersecurity previsto dalle legge di Stabilità 2016, mentre dall’Europa si attende il GDPR.
Le PMI italiane sottovalutano i rischi
Rispetto agli altri Paesi, però, l’Italia è ancora indietro. Le aziende italiane che temono i furti dei dati dei clienti sono ad esempio quasi la metà di quelle irlandesi (21% vs 41%). Sottovalutato è anche il furto di identità, rispetto alle PMI svizzere (8% vs 19%) e il rischio di furti di denaro, rispetto a quelle degli USA (12% vs 21%).